Piscina pertinenziale: che permesso bisogna chiedere?

    Piscina pertinenziale: che permesso bisogna chiedere?

    Il 27% degli italiani, secondo una ricerca di eBay, non rinuncerebbe mai ad una piscina. Avere una piscina in casa però comporta anche dover rispettare una serie di normative per quanto riguarda i permessi e le autorizzazioni che bisogna chiedere al comune per poter edificare la piscina stessa senza incorrere in multe e responsabilità anche pesanti.

    Ma quali sono i permessi per edificare una piscina? Ad oggi i permessi sono disciplinati dal Testo Unico dell’Edilizia, a livello nazionale. Questa normativa lascia però una grande discrezionalità ai vari comuni i quali possono scegliere concretamente quali permessi richiedere di volta in volta, e non stupisce che ci sia un po’ di confusione perché la normativa non è molto chiara.

    A parte quindi la piscina fuori terra, la quale non richiede in linea di massima permessi per l’edificazione dato che non comporta trasformazioni del suolo sempre che sia smontabile, la piscina interrata invece ne richiede eccome: ma quale, la DIA o il permesso a costruire?

    La DIA, come noto, è una denuncia di inizio attività e come tale comporta solamente che venga denunciato al comune il lavoro. Il comune ha 30 giorni per opporsi, decorsi i quali la DIA diventa titolo per costruire. Più complesso e lungo l’iter richiesto per il permesso a costruire, che si basa sul principio del silenzio diniego. Ma quando si può usare semplicemente la DIA? La risposta è: quando la piscina è pertinenziale alla casa.

    La DIA e la piscina interrata

    La DIA può essere utilizzata quando la piscina interrata è pertinenziale alla casa. Pertinenziale significa che la piscina interrata è di modeste dimensioni e fa appunto da pertinenza alla casa principale non superando il 20% del suo volume totale.

    Nonostante una recente sentenza del Consiglio di Stato siano state interpretate nel senso che la DIA non sarebbe comunque sufficiente per procedere all’installazione di una piscina interrata, oggi molti comuni continuano a richiedere questo permesso, ma perché esso sia accordato deve essere presentato un progetto che effettivamente dimostri che la piscina interrata non superi il 20% del volume dell’abitazione. Laddove ciò non accadesse, si potrebbe essere accusati di un reato urbanistico, ovvero l’abuso edilizio. Quindi la piscina interrata deve essere edificata tenendo conto del progetto che si presenta con la DIA al comune.

    La DIA è sufficiente per edificare:

    • una piscina che non sia considerata un intervento di nuovo costruzione, tenendo conto della sua conformazione e del suo impatto anche dal punto di vista paesaggistico;
    • una piscina interrata che comunque non superi il 20% di volume dell’abitazione principale.

    Il costo della DIA è abbastanza ridotto, poche decine di euro e i costi di segreteria (oltre all’onorario del professionista nel caso in cui ci si avvalga di un geometra per la sua presentazione).

    L’ufficio tecnico del comune controllerà comunque se nella zona dove si edifica la piscina interrata siano presenti dei vincoli paesaggistici. In questo caso, bisognerò attendere il parere della Sovrintendenza per il paesaggio che potrà richiedere ancora del tempo e che comunque potrà imporre alcuni vincoli alla costruzione della piscina interrata, sia dimensionali che per quanto riguarda il suo stile ed impatto estetico sul paesaggio.

    Piscina fuori terra e pertinenzialità: bisogna chiedere i permessi?

    Spesso si sente parlare dei permessi con riferimento alla piscina interrata, ma per quanto riguarda la piscina fuori terra? Per quest’ultima in genere non vengono richiesti permessi particolari, sempre che si tratti di una piscina smontabile. Secondo alcune interpretazioni, la piscina fuori terra non stagionale, quindi fissa, ovvero quella che non si presta ad essere smontata in inverno, richiederebbe comunque i permessi come la DIA.