Piscina senza autorizzazioni: cosa si rischia

    Piscina senza autorizzazioni: cosa si rischia

    Come noto, il testo unico dell’edilizia disciplina a grandi linee quali siano le autorizzazioni da chiedere per l’edificazione della piscina: tuttavia ogni comune applica queste regole un po’ a modo proprio e per questo motivo spesso c’è un po’ di confusione in materia. Ma quali sono le regole per richiedere i permessi per la piscina in casa? La verità è che la cosa migliore da fare è recarsi all’ufficio tecnico del comune di appartenenza e richiedere direttamente quali sono i permessi richiesti per poter procedere all’edificazione della piscina. Infatti come abbiamo detto ogni ente comunale fa un po’ a sè e non è semplice capire le regole. Bisogna invece sapere che, se per la piscina fuori terra non vengono in genere richieste autorizzazioni, se si edifica una piscina interrata senza permessi si rischia davvero grosso. Edificare una piscina senza tenere conto della normativa espone a delle pesanti sanzioni e in alcuni casi perfino alla responsabilità penale. Per questo motivo è sempre meglio cercare di attenersi alla legge ed alle sue indicazioni per evitare di incorrere in multe pesanti. Ma che cosa si rischia se si costruisce una piscina interrata senza permessi?

    Il reato di abuso edilizio

    Se si costruisce una piscina interrata senza permessi si rischia di incorrere nel grave reato dell’abuso edilizio. Si tratta di un reato urbanistico che si configura in tutti i casi in cui si proceda all’edificazione su un territorio senza una autorizzazione ad hoc, o se l’intervento va al di fuori dell’ambito di autorizzazione. Ad esempio: non si rischia solo se si costruisce una piscina interrata senza permesso, ma pure se essa è effettivamente differente in grandezza, forma o stile rispetto a quella indicata nel progetto che ha ottenuto l’approvazione. I rischi sono quelli di una pesante sanzione, sia penale che amministrativa, nel primo caso bisognerà pagare un’ammenda e dal punto di vista amministrativo la sanzione consiste nella remissione in pristino, il che significa che la piscina interrata abusiva dovrà essere eliminata e il terreno ricostruito come quando la piscina non esisteva.

    Tuttavia non bisogna dimenticare che si sono anche delle sentenze importanti che hanno configurato alcune eccezioni al reato in questione. La famosa sentenza 1951 del 2014 sancisce che è possibile edificare una piscina interrata che sia pertinenziale al fabbricato purché abbia dimensioni modeste, vale a dire che le sue dimensioni non devono superare il 20% del fabbricato principale. In questo caso non viene considerata una nuova costruzione e non configura alcun abuso edilizio, purché, come detto, le dimensioni della piscina interrata siano contenute al 20% dell’abitazione principale.

     Il permesso a costruire

    In tutti i casi in cui la piscina interrata abbia dimensioni maggiori del 20% della casa principale, si rischiano delle sanzioni gravi se non si richiede preventivamente un apposito permesso, che è il permesso a costruire, da richiedere allo sportello unico per l’edilizia. Il comune ha 60 giorni di tempo, 120 se il comune ha più di 100mila abitanti, per concedere l’autorizzazione che altrimenti si intende negata.

     Sanzioni per abusivismo edilizio

    Se non si rispettano le condizioni sopra indicate, si rischiano delle sanzioni pesanti. In caso di inosservanza delle prescrizioni, l’ammenda arriva a 10.329 euro al massimo; senza permesso a costruire, la sanzione è da 5.164 a 51.164 euro; in caso di lottizzazione abusiva di terreni per scopo edilizio si rischia una ammenda fino a 51.645 euro e l’arresto fino a due anni, oltre a, come abbiamo detto, l’obbligo di rimessione in pristino dei luoghi come erano prima dell’abuso edilizio. In alcuni casi si ha possibilità di accedere alla sanitario con il pagamento di una sanzione amministrativa.